Oliver Bierhoff, vecchia conoscenza del calcio italiano, dimostra in maniera inequivocabile che i tedeschi non sono scaramantici (o forse un pizzico arroganti?). Non si spiega altrimenti il fatto che la festa per il trionfo mondiale in Brasile della Germania fosse stata programmata ben prima della finale contro l’Argentina.
Il team manager della nazionale tedesca alla Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung ha osservato che se nel 1996, quando la Germania vinse l’Europeo grazie a due suoi gol, “fu tutto velocissimo” e io “non ero in grado di capire”, nel 2014 “il successo in Brasile invece era programmato da 10 anni”. Al punto da aver organizzato i dettagli della festa due settimane prima del trionfo vero e proprio:
A Löw non potevo dirlo, ma due settimane prima della finale avevamo già stilato la lista degli invitati per la festa per il titolo. Anche le maglie erano pronte e il volo per Berlino era prenotato.
Bierhoff si è detto però stupido dalla gioia dei suoi connazionali che invasero la porta di Brandeburgo, manco fosse “la parata per le presidenziali in America”. Dal punto di vista tecnico, invece, poche sorprese per l’ex attaccante di Udinese e Milan. Se “la gara con l’Algeria” è stata la più complicata perché “se Neuer non fosse stato così preciso avrebbe preso un rosso”, con il Brasile è stata la “più facile”:
Sono sempre stato convinto di vincere, ma riguardando la finale devo dire che l’Argentina ha avuto grandi occasioni.
Bierhoff ha notato anche un cambiamento di immagine dei suoi:
Abbiamo consolato i brasiliani. Non siamo più i tedeschi brutti e cattivi. Prima del mondiale casalingo l’inno tedesco lo cantavano solo gruppi di estremisti, nel 2006 siamo tornati ad essere un paese unito. E ora all’estero veniamo percepiti meglio.
Da campioni del mondo, in effetti, la percezione è più facile.
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